DIARIO ESCURSIONI 2015
4 GENNAIO 2015 - L'ANELLO DELLE CASCATE DELLA NERA
Dopo 12 anni (dal maggio 2003) torniamo in questo luogo selvaggio e sempre affascinante. Lo spostamento ad oggi(da domenica scorsa) di questo trekking fuori dal programma è stato intelligente in quanto il bosco e il terreno erano scevri di acqua, caduta in abbondanza l'altro sabato. Siamo in 22, la giornata si presenta sgombra da nuvole e con un leggero tepore quasi primaverile(dopo il freddo intenso dei giorni scorsi). .Lasciamo le auto nei pressi della fattoria Scopicci, in questo momento non abitata. La visuale da qui è veramente imponente: a perdita d'occhio le colline del volterrano e in lontananza le Apuane e l'Appennino... Ci inoltriamo immediatamente nel ben noto sentiero che ci porterà alle cascate. Queste sono abbastanza vicine ma ovviamente evitiamo di arrivarci subito altrimenti ci priviamo del piacere di trovarle dopo un po' di fatica. Percorriamo in senso antiorario l'anello. Il sentiero è adesso ben curato e ben segnalato. In salita arriviamo fino a quota 433m., appena sotto la sommità del Monte Nero, dopodiché in leggera discesa arriviamo al Podere Cafaggiolo, ben tenuto. Da qui discesa verso il torrente Strolla e, dopo 2 guadi (facili) giungiamo alla Chiesa della Nera dove consumiamo il pranzo; troviamo peraltro sedie e tavolini, evidenti resti di un cantiere che sembra abbandonato da tempo. Il tiepido sole, l'assenza di vento rendono piacevole il soffermarsi a chiacchierare un po', ma poi riprendiamo il cammino per arrivare finalmente alle cascate. Forse alcuni si immaginavano chissà che cosa e potrebbero essere rimasti delusi, ma il paesaggio è veramente selvaggio e trovare un posto così in mezzo a dolci colline non è facile... Purtroppo le rocce, causa l'umidità residua, sono un po' scivolose e occorre fare molta attenzione. Doverosa sosta fotografica, dopodiché torniamo al punto di partenza. La giornata termina con una breve visita alla Villa di Ulignano, imponente edificio del XVII secolo. Percorsi circa 8,5 km.
FOTO
percorso
(Google Earth) video di Sergio Colombini:
https://www.youtube.com/watch?v=bV2CNp6eYyY
11 GENNAIO 2015
- PRATO E DINTORNI
Ci ritroviamo in 39 in Piazza Mercatale dove ci aspettano Luciano e Gino(amico pratese) le nostre grandissime guide; andiamo subito verso il Bisenzio con la sua pista ciclabile, un ponte magnifico e i resti delle mura molto belli. Il tempo non é felice, comincia una leggera pioggerella che ci accompagnerà per un buon tratto;saliamo verso la collina ai piedi della Calvana, il nostro andare diventa un colorato biscione di ombrellini e mantelle verso ville, casolari e magnifici uliveti che ci porta in breve alla chiesa medioevale di S:Cristina in Pimonte purtroppo é in corso la messa e non possiamo ammirare l'interno. Saliamo ancora verso il borgo di Filettole, piccolo scorcio di borgo antico conservato negli anni; ancora ville e uliveti, poi si scende verso l'azienda agricola il "Moraiolo"dove é prevista la sosta pranzo. Nell'attesa piccola variante per vedere la chiesa di S.Leonardo da Porto Maurizio dove un gentilissimo parroco ci guida nella visita: fuori la chiesa c'é un bellissimo giardino all'italiana. Torniamo all'azienda per il pranzo dove fra profumi di forno a legna,frittate,focacce,mortadella di Prato e vino ci ristoriamo beatamente onorando anche la generosa cantina; prima di partire vin santo,dolce e caffè più bottiglie di vin santo negli zaini. Il gruppo riparte verso il Bisenzio ammirando le varietà di volatili e anche qualche nutria ;ingresso di nuovo a Prato per chiudere l'anello mentre smette di piovere;visita al Castello, la piazzetta del museo del tessuto, le mura, Palazzo Datini e per finire il Duomo. ma prima di tornare alle macchine rifornimento di biscottini e filoncini ripieni di canditi;un raggio di sole arriva per finire una bella giornata che ci ha fatto scoprire una Prato diversa:ancora un grazie a Gino. (Piero)
FOTO
video (di Sergio
Colombini):
https://www.youtube.com/watch?v=RH6xmukVi6s
25 GENNAIO 2015
- DA RIPAFRATTA A SAN GIULIANO TERME
Alla stazione di San Giuliano arriviamo alla spicciolata e
siamo numerosi, siamo in 45. Il treno è arrivato puntuale, ha solo due vagoni
tra l’altro già completi. Salendo a bordo, intasiamo tutte le suprfici libere
divertiti della situazione quasi comica ma consapevoli della volatilità del
viaggio, ...soltanto 6 minuti. Scesi dal treno ci siamo diretti verso la Chiesa
di San Bartolomeo in Ripafratta. Ci raduniamo sul piccolo
sagrato perchè nella Chiesa c’è la funzione delle 10, intanto cadono alcune
gocce di pioggia. Entriamo a funzione finita soprattutto per ammirare la statua
lignea della Madonna di Rupe Cava, opera del 1326 di Andrea Pisano,
alias
Andrea D’Ugolino da Pontedera. Subito dopo, salita
alla Rocca di Ripafratta, ...per i pisani,...di San Paolino per i lucchesi. La
rocca, nonostante lo stato di degrado è un luogo affascinante, dove la storia è
molto presente e dove le storie di guerra si percepiscono ancor di più. Il tempo
è decisamente migliorato e la salita verso l’Eremo di Rupe Cava ci riscalda
costringendoci ad alleggerirci. L’accesso all’Eremo è stato recentemente chiuso
con un cancello ed alcuni passaggi secondari sono stati addirittura murati per
ovviare ai continui atti vandalici registrati negli ultimi anni.
Alcuni del gruppo sono riusciti a trovare un
passaggio entrando all’interno della rupe. Verso le 13 ci siamo fermati per il
pranzo nei pressi di Fondo del Grillo, approfittando di alcuni tavoli e panche
di legno, . Superata Casa Freghino e Podere Croce di Vaccoli, il sentiero ci ha
portato verso la vecchia castagneta di Casa Roventini ed allo strappo molto
ripido delle Cimette. Cento metri di dislivello che molti ricorderanno. Un
falsopiano e poi ancora uno strappo, questo più democratico del precedente, ci
ha portato al Monte Cupola, dove il panorama si è aperto verso la piana, il mare
e la Gorgona. Abbiamo fatto una piccola variante per raggiungere l’Eremo della
Spelonca, luogo
suggestivo e solitario che conserva una realtà
progressiva della vita monastica degli eremiti che qui hanno vissuto.
Dalla sella di Catro, abbiamo abbandonato il
sentiero di crinale per scendere verso la via di lizza del vallone della Croce
che ci ha portato nei pressi del ristorante Il Foro e da li, in pochi minuti,
nel centro di San Giuliano. Nella piazza centrale, sosta di ristoro con caffè,
paste, thè e altri generi di conforto. 13,5 km.(P.M.)
8 FEBBRAIO 2015
- ANELLO DELLA BADIA A PASSIGNANO
Una fredda mattinata, corredata da una cortina di nuvole
non richieste, né previste, ci ha fatto compagnia nel tragitto verso la Val di
Pesa. Arriviamo alla spicciolata e ci sistemiamo direttamente al parcheggio del
borgo di Badia a Passignano, dove troviamo Michela con un gruppetto di amici.
Siamo in 35 + 3, i fotografi Nicoletta, Maurizio e Sandra , e decidiamo di
partire per arrivare quanto prima a “temperatura”. Scendiamo verso il fosso
Rimaggio e, risalendo il versante opposto ancora in ombra, troviamo il terreno
ghiacciato e, a parte il freddo, traiamo vantaggio nella progressione. Risalendo
il costone boscoso, piano piano il paesaggio si apre e giunti ai ruderi di Casa
Pietto, godiamo della visione delle creste collinari della Pesa, del Virginio e
della Greve. Verso Radda e Castellina vediamo campi e boschi innevati. Poggio al
Vento è un sorpresa in quanto troviamo un’inaspettata chiesetta munita, elegante
nella sua semplicità e nella sua architettura e, nel cascinale attiguo, due
bellissime gemelline bionde con i genitori di presunta radice alemanna. Giunti
al Podere Monte, abbandonato ma ancora in possesso di un curioso fascino
architettonico, decidiamo di mangiare. Il luogo è panoramico e la temperatura
sopportabile. Questa fase termica purtroppo dura poco e quindi decidiamo
rapidamente di continuare il percorso. Superata La Paurosa
e la storica casa Puglione, Michela ci ha condotto verso una piccolissima
Chiesina, seminascosta in una radura, dove la leggenda narra che nella sorgente
adiacente fosse possibile pescare
grossi lucci. Non a caso il tetto della piccola cupola, possiede delle tegole a
forma di squama di pesce. Giunti nuovamente alla Badia di Passignano, cerchiamo
un luogo riparato dal venticello ghiaccio che intanto aveva preso un discreto
spunto. Alle 15 ci viene aperto il portone della Badia per la visita, entriamo
rapidamente sperando di trovare del tepore. Purtroppo all’interno fa più freddo,
ma la bellezza degli ambienti è notevole e questo ci riscalda il cuore la mente.
Affreschi, dipinti, opere lignee, arredi e architetture, ci danno la misura
della bellezza di questo luogo dal valore immenso, ma dalle esigue risorse atte
al mantenimento. L’Italia è questa, un paese grandioso nelle sue ricchezze e
nelle sue debolezze. Quanto ancora resisteranno queste opere? Quanti dei nostri
nipoti e pronipoti vedranno queste bellezze? Un poeta diceva che
soltanto la bellezza ci salverà, di
rimando chiedo chi salverà la bellezza?
Percorso relativamente breve e privo di difficoltà, circa 10 km. Un saluto in
particolare a Michela che ha curato la scaletta della giornata.
(P.M.)
FOTO percorso (con Google Earth)
1 MARZO 2015
- ANELLO DI LEVANTO / BONASSOLA
È una
mattinata d'attesa atmosferica in quanto siamo coscienti che dal bel tempo della
Toscana, sia probabile il passaggio alla coltre nuvolosa della Liguria. Infatti,
giunti alla stazione di Levanto il cielo è nuvoloso ma non minaccioso. Siamo in
32, un bel gruppetto, in più c'è anche Giannino un barboncino bianco, molto
carino e simpatico. Iniziamo dal lungomare di Levanto dove andiamo ad
intercettare la pedonabile/ciclabile, ricalcante il vecchio tracciato della
ferrovia Pisa Genova, dismesso nel 1970. La struttura oltre ad essere molto
utile e lungimirante, offre panorami marini molto belli con rocce e calette che
si vedono tra una galleria e l'altra. Alla fine della terza galleria, ci
fermiamo qualche minuto, affinché Paolo e Fabrizio, possano trovare il sentiero
delle “Rocce della Francesca”. Trovata la chiave di passaggio, viene dato l'ok a
tutto il gruppo. Il passaggio sulla scogliera è entusiasmante dove scalette,
corrimano (poco stabili) e gradoni intagliati aiutano a superare i tratti più
delicati. Dopo la Punta del Carlino il sentiero diventa più ameno e dà la
possibilità di godersi ancor più il paesaggio. A Bonassola ritroviamo i
3fotografi (Nicoletta, Sandra e Maurizio) che avevano optato per la galleria del
Carlino. Dopo aver riordinato gli intenti, decidiamo di raggiungere la Chiesina
della Madonna della Punta, posta su di un elegante faraglione. Intanto i
fotografi decidono di proseguire verso Framura, utilizzando la galleria
pedonabile. Il tempo intanto peggiora ed in più non c'è il passaggio che ci
potrebbe permettere di scorciare, tagliando verso il Salto della Lepre. Quindi
torniamo indietro, prendiamo il verde/azzurro per il Salto, incuranti ma
preoccupati, dalle rade gocce di pioggia. Arrivati al Salto della Lepre, il
tempo migliora ed un vento molto sostenuto ci costringe a trovare ricoveri e
pertugi onde poter pranzare. Dopo la foto di gruppo, il sentiero prende quota
verso il bivio alto per Framura dal quale vediamo le coloratissime case di
Montaretto. Ultima salita e poi discesa verso la verdissima valle di San Giorgio
e, dopo aver superato un bellissimo ed antico mulino, raggiungiamo una grande
Chiesa isolata dove incontriamo l'amico Vittorio che procedeva in senso inverso
con il gruppo del CAI di Pisa. Salutato l'amico, decidiamo di non proseguire per
Scernio, ma di scendere verso Bonassola per rientrare a Levanto con la
pedonabile anche perché, oltre ad una punta di stanchezza, il tempo sembrava
peggiorare. Superato l'elegante e sconosciuto castello di Bonassola (piacevole
sorpresa), raggiungiamo la pedonabile dirigendoci verso Levanto. Intanto il
vento aveva fatto increspare il mare ed il rumore prodotto dalle onde veniva
amplificato dalle gallerie facendoci immaginare quale frastuono potesse produrre
una tempesta vera e propria. Alla piazza della stazione ci ritroviamo tutti,
compresi i tre fotografi e dopo un caffè, un the ed un wc, ripartiamo verso la
Toscana contenti per la piacevole giornata.
8 MARZO 2015
- LUCCA E IL SUO PARCO FLUVIALE
Giornata ventosa baciata da un sole quasi primaverile. Ritrovo per la partenza in via Sarzanese a Nave vicino Ponte S.Pietro; siamo in 54 persone e il parcheggio delle auto è "leggermente" difficoltoso. La nostra guida Luciano ci porta subito ad attraversare il fiume Serchio risalendolo verso Lucca; attraversiamo il piccolo borgo di Ponte S.Pietro per imboccare la pista ciclopedonale lato dx orografico del Serchio. Il percorso è pianeggiante e mostra il parco in tutta la sua bellezza semplice, il fiume scende rapido e chiaro di acque fredde di neve disciolta a monte andando a cercare il mare a valle. Incontriamo prima una "peschiera", piccole cascatelle di salto, poi il ponte in ferro che attraversa il fiume per unire le due sponde ai ciclopedoni; arrivo a Monte S.Quirico dove attraversiamo il fiume, foro boario,discesa verso Borgo Giannotti passando davanti al cippo in pietra detto "l'indicatore" per seguire via Civitali e ammirare le sue ville in stile Liberty. Lo spettacolo diventa Mura: siamo davanti al baluardo di S.Martino a lato della porta di S.Maria. Attraversiamo il prato ammirando i possenti bastioni in mattoni sormontati da alberi; cerchiamo il passaggio per entrare sotto le volte e gallerie(erano le postazioni sotterranee delle cannoniere); abbiamo passeggiato sotto il baluardo ritornando indietro nei tempi. Per la sosta pranzo siamo saliti sulle mura gustandoci il sole . La visita prosegue in città per cercare gli angoli fuori dagli schemi, l'anfiteatro romano visto dall'esterno dove si notano ancora le vestigia romane; proseguiamo verso villa Bottini, visita alla chiesa ortodossa di piazza del Suffragio, i fossi,la chiesa della Rosa, Corso Garibaldi con le sue magnolie appena fiorite. La visita ci porta al Duomo di S.Martino: nota particolare, nella visita all'interno, oltre agli altri capolavori(Tintoretto, Ghirlandaio),ammiriamo soprattuto la dolce Ilaria del Carretto addormentata. Ci ricompattiamo in piazza Napoleone , si avvicina l'ora di rientrare,veloci verso corte del Pesce integra dal medioevo, S.Michele, S.Frediano, le mura dietro porta S.Maria e poi di nuovo verso il fiume da Monte S.Quirico lato sx. Da piazza Petroni seguendo la pista ciclopedonale lungo il Serchio che ci riporta al punto di partenza per chiudere il percorso. Un grazie a Luciano ideatore della gita e come lucchese un grazie a Lucca e al suo fiume. (Piero). Nota di Spartaco: percorsi circa 20 km e un grazie anche a Piero che ha integrato Luciano con varie ulteriori notizie storiche ecc. ecc.
FOTO
percorso
video di Sergio Colombini:
https://www.youtube.com/watch?v=NEcnG6TkF5g
22 MARZO 2015 -
BORGHI DELLA GARFAGNANA
FOTO
percorso
12 MARZO 2015
- LECCIA NELL'ALTO CORNIA
26 APRILE 2015
- IL PADULE DI BIENTINA E LA VECCHIA FERROVIA
Un'altra escursione che ha visto una
bella adesione di persone, circa 50, tra cui un folto gruppo di amici di La
Borra Trekking, impeccabili nelle loro divise escursionistiche, i quali hanno
iniziato il loro calendario di attività, proprio con questa uscita. Sistemate le
auto in zona Caccialupi, il percorso inizia alla volta dell'area naturale di
Bosco Tanali mentre in “zona Cesarini”, siamo raggiunti anche da Massimo e
Brunetta. Percorrendo i camminamenti gestiti da Lega Ambiente, recentemente
restaurati, percepiamo la presenza dei molti uccelli acquatici che sentiamo ma
non vediamo se non a distanza. E' vero, forse 50 persone anche se fanno poco
rumore, sono sempre 50 mugolii, 50
chiacchiericci o 50 bisbiglii e per i diffidenti volatili acquatici, si crea la
necessità di allontanarsi. Percorso l'argine che attraversa in modo sinuoso
l'alveo dell'ex Lago di Porta, abbiamo “tagliato” la strada della Bonifica del
Tiglio, dirigendoci verso la Riserva del Bosco del Bottaccio dove per le ore 11
abbiamo l'appuntamento con la guida del WWF. Con qualche minuto di ritardo e
dopo aver chiarito una questione burocratica, iniziamo la visita con la guida.
Il bosco è ricco di grandi e maestose querce che si elevano sul sottobosco
pulito dove lame d'acqua creano eleganti
confini visivi. Purtroppo alcuni camminamenti sono da riparare e non ci
permettono il giro completo dell'oasi. Qui il Torrente Visona, ancora con una
leggera pendenza, forma le ultime cascatelle per dividersi poco dopo in tre
bracci che andranno a formare dei relativi “chiari” in un bellissimo ambiente
naturale. Finita la visita, ci siamo indirizzati verso i Laghi della Gherardesca
dove è stata prevista la pausa. Durante la sosta, troviamo il modo di
individuare tra i canneti, un nido di gallinella d'acqua con le uova deposte
all'interno. Ripreso il cammino, facciamo il periplo quasi completo dei laghi,
arrivando ad intercettare le tracce
della vecchia linea ferroviaria (sottopasso), nei pressi della stazione di Colle
di Compito, oggi elegante abitazione privata. Percorsa la sponda meridionale dei
laghi e superata la stele commemorativa del campo di concentramento di Colle,
siamo saliti di pochi metri sulla collina della Gherardesca che ospita eleganti
cascinali. Qui abbiamo trovato un altro ponte ferroviario che scavalca il
vecchio tracciato che qui correva in trincea). Uno stradello sterrato ci ha
portato alla casa di uno dei capo squadra della ferrovia (casa oggi
ristrutturata), sul retro della quale, un piccolo sentiero ci ha fatto scendere
sul tracciato della vecchia linea. Dopo un breve tratto abbiamo raggiunto la
galleria subalvea sul torrente Visona, quello che forma i chiari al Bosco del
Bottaccio, unica galleria ferroviaria italiana con un torrente che passa sopra
la volta. Nella galleria, numerosi zampilli d'acqua rendono l'ambiente simile ad
una miniera, mentre le gocce d'acqua che intanto hanno iniziato a cadere, ci
fanno “rufolare” negli zaini alla ricerca di kway, ombrellini e mantelle.
Intanto un cancello, chiude dopo 500 metri il percorso ferroviario e deviamo su
di una poderale che in breve ci ha riportato al Bottaccio. Cielo nero e
goccioloni, allungano il gruppo, alcuni decidono di percorrere l'argine fatto la
mattina per raggiungere Tanali, mentre un gruppetto opta per il tratto
d'asfalto, meno pittoresco, ma più diretto. (P.M.) percorsi circa 16 km.
3 MAGGIO 2015
- LE COLLINE TRA FORCOLI E PALAIA E IL "MASSO DELLA MADONNA"
Una tiepida (e anche un po’ afosa) giornata primaverile ci ha accompagnato in questa tranquilla ma interessante escursione sulle colline poste tra Forcoli, Partino e Palaia. Anche stavolta il gruppo è numeroso, circa 45 persone, con l’arrivo di nuovi amici tra cui anche il sindaco di Palaia, che era stato peraltro contattato e coinvolto dall’amico Sergio Colombini. Siamo nel momento in cui la campagna esplode con i suoi colori e profumi; orchidee, gigli selvatici e fiori di ogni genere spuntano da ogni parte, gli alberi si colorano di verde con varie tonalità, le acacie sono nel pieno della fioritura. Sergio ci ha degnamente accompagnato in questi territori che conosce molto bene essendovi nato. Partiamo dal campo sportivo di Forcoli e saliamo per il “boscone”. Usciti dal bosco, troviamo il "Torrino", una antica torre ottagonale di osservazione, utilizzata anche per la caccia e circondata da un vigneto circolare, unico esempio in Toscana. Giunti in quota, prima di immetterci nel breve tratto di strada che conduce a Villa Saletta, una gradita sorpresa, preparata da Sergio d'accordo con i gestori della pizzeria “Villa dal Borgo” di Palaia. Ci aspettavano con una buona quantità di pizzette, ovviamente apprezzate da tutti, visto anche l’ora giusta per una colazione di metà mattinata. Quindi ampia visita del borgo di Villa Saletta con dovizia di citazioni storiche da parte di Sergio. Il borgo, purtroppo semi abbandonato, fu proprietà dei Riccardi di Firenze per circa 400 anni ed era considerata la più bella e fertile azienda della Toscana. Tornati indietro, abbiamo preso quindi il sentiero che porta al Masso della Madonna. Purtroppo gli agenti atmosferici nel tempo hanno fatto franare quasi tutta la grossa roccia alla cui base stava una immaginetta e oggi rimane solo un piccolo masso rimesso un po’ in ordine da volontari che manutengono anche il sentiero boschivo per arrivarci. Qui sorpresa n. 2: la signora Silvana ci ha declamato alcune poesie da lei composte e inoltre un racconto poetico creato appositamente per il nostro gruppo e il trekking di oggi. Siamo tornati sulla strada che collega Forcoli a Palaia e abbiamo deviato per Mucchieto scendendo gradualmente nella valle della Tosola per arrivare infine al punto di partenza, percorrendo un anello di circa 14 km. Da segnalare un incontro con una piccola vipera (vedi foto): Insomma abbiamo scoperto ancora dei luoghi belli e interessanti a due passi da casa nostra.
31 MAGGIO 2015 -
IL SENTIERO DELLA LIBERTA' NEI DINTORNI DI ANTONA (MASSA)
Ritorniamo
sulle Apuane dopo un lungo periodo..., forse troppo lungo, forse legato a varie
circostanze, ma il ritorno è stato come ritrovare un vecchio amico, ….un
fratello perso di vista. È stata subito fatica, condivisa da tutto il gruppo.
Ripercorrere il sentiero che 70 anni fa intrapresero migliaia di civili, con
l'aiuto dei partigiani apuani, è stato bello e tragico ricordare quelle persone
che, in condizioni estreme, percorsero questo tragitto per un sogno di libertà.
Siamo in 28 e raggiungiamo la Tecchia dell'orto botanico Pellegrini, dribblando
e maledicendo le centinaia di ciclisti che da Massa ci hanno reso la salita
veramente difficile e stressante. Sul sentiero 188 ritroviamo il nostro
equilibrio, il percorso piacevole aiuta ad eliminare le tossine accumulate e tra
una roccetta e liscioni inclinati, cominciamo a intuire che guadagnare la
Greppia non sarà un aperitivo al Bar Centrale. Due canali con roccette e
“scaloni”, troppo alti per gambe normali, rallentano la marcia ma il panorama e
l'elegante cresta del Pitone, ci aiutano e ci rinfrancano. Arriviamo al tavolino
del Passo della Greppia avvolti da una nebbia impalpabile, né fredda, né noiosa.
Facciamo una piccola sosta per ricompattarci e fare un rifornimento di acqua e
cibarie. La salita alla Forcella 1400 metri è costante, abbastanza dura, ma
ambientata in un canalino roccioso spettacolare, dove guglie e monoliti
arditamente inclinati regalano l'essenza vera del territorio apuano. Alla
spicciolata arriviamo alla Forcella dove facciamo la pausa pranzo, proprio sopra
i resti dei bunker della linea gotica. Un vento di risalita porta nuvole e
vapore dalla vallata del Serra verso il Passo degli Uncini e, per pochi attimi,
riusciamo a vedere il Monte Altissimo e le numerose persone che affollano
la vetta. Dal Passo degli Uncini, ci dirigiamo verso la Foce d'Angiola o del
Frate, percorrendo un bel sentiero all'interno della faggeta posta sotto il
crinale, dove numerosi faggi contorti ed abbarbicati alle rocce, ci raccontano
la loro vita tempestata dai venti impetuosi. Alla Foce d'Angiola inizia la
discesa, ripida, costante, tra rocce sfatte e piccoli ravaneti..., questo per
quantificare l'impegno che abbiamo profuso. L'ambiente però è grandioso e la
cresta degli Angeli, posta alla nostra sinistra, regala linee eleganti, dove
tecchie e canaloni offrono una morfologia tragica e maestosa. La discesa è lunga
e mette in pressione i nostri arti. Ci sfilacciamo, ma rimaniamo in contatto con
le nostre radioline, sempre fondamentali e tra una piccola pausa, una bevuta e
qualche frutto, arriviamo alla Cappellina della Tecchia, da dove siamo partiti.
Superata la galleria della Tecchia, siamo nuovamente alle macchine, un po'
stanchi, ma contenti per questa bella e intensa escursione. Per il prossimo anno
rivaluteremo le nostre Apuane..., promesso! (P.M.)
FOTO
percorso
video di Sergio Colombini:
https://www.youtube.com/watch?v=PW1qHPZBbuQ
5 LUGLIO 2015
- I SENTIERI DELL'ALPE DI SAN PELLEGRINO
Ci ritroviamo a S. Pellegrino in 30 persone circa, compreso
un gruppetto di lucchesi aggiunto al Rifugio Trekking. Dal parcheggio scendiamo
verso il Santuario dove i santi Pellegrino e Bianco riposano venerati dall'anno
mille. Il santuario con annesso un vecchio "Ospitale" per i pellegrini del tempo
che attraversavano gli Appennini per Modena o viceversa per Lucca; ora tale
ospitale é trasformato in museo contadino. Riunito il gruppo prendiamo il
sentiero n.50 dietro l'albergo Pacetto e saliamo verso il giro del diavolo:
luogo venerato ancor oggi in ricordo di S.Pellegrino. Arrivati al"Giro",
riconoscibile per un cumolo enorme di pietre portate dai penitenti, poco sopra
prendiamo la pista forestale parallela al sentiero 0.0 che va dalla Cimetta
verso M.Albano. La visione sulle Apuane è da cartolina scolpita;
dalle Panie al Pisanino anche se c'è un po' di foschia si distinguono
bene. Incontriamo un nutrito gruppo di cacciatori che allenano i cani per la
caccia, come pure 2 bancarelle che vendono coltelli e un ottimo prosciutto. Il
caldo comincia a farsi sentire, noi andiamo veloci fra selve di faggi, prati di
mirtilli, lamponi,fragoline di bosco non ancora mature. Lasciamo la strada
forestale prendendo una pista a dx che attraversa una faggeta da sogno, stiamo
ritornando indietro per chiudere l'anello andando verso il rifugio Burigone dove
è prevista la sosta pranzo in un'area attrezzata, speranza vana, il posto è
occupato da cavalli e cavalieri ma più in basso, fra i faggi c'è una valletta da
sogno con bivacco in pietra per poter accendere il fuoco. Il sottoscritto e la
Ori volevamo fare una piccola sorpresa agli amici:spuntano dallo zaino,
salsicce, focacce e bottiglie di vino. Accendiamo il fuoco e anche senza
griglia, con due rametti e l'aiuto di Mario in particolare, riusciamo ad
arrostire le salsicce dividendole con tutto il gruppo insieme al vino e le
focacce. Missione compiuta ,che bello dividere fra amici di cammino. Ripartiamo
verso il rifugio Burigone per il caffè e sederci all'ombra sui prati; il caldo è
davvero incredibile per quella quota. All'ombra dei grandi aceri ci riposiamo
prima di affrontare gli ultimi 2,5 km , a malincuore ripartiamo verso
S.Pellegrino; il tratto è al sole ed è dura arrivare al paese, il caldo ci
opprime. Qualcuno si abbassa dalla pista per andare alla fonte del "santo", il
paese è vicino, l'anello si chiude dietro al santuario la giornata si chiude con
il gruppo che cerca refrigerio in gelati, bibite e birre. Percorsi 11 km. (Piero
FOTO
percorso
(visibile con Google Earth) video di Sergio
Colombini:
https://www.youtube.com/watch?v=8gk6pKqac80
6 SETTEMBRE 2015 -
TREKKING URBANO A PISA
Giornata
dedicata dalla riscoperta del prestigio e della potenza che Pisa nei secoli
scorsi, offriva al mondo conosciuto. Lo scrivente, umilmente ispirato dal grande
Rustichello da Pisa, prova a dipanarne il senso traducendone i fatti. Giornata
confortata da un clima perfetto, dalla buona adesione, 33 escursionisti urbani,
dal parcheggio gratuito (lo scambiatore di via Pietrasantina) e dal dolce peso
di alcune bottiglie di spumante. Misti nel caravanserraglio dei turisti, ci
incamminiamo verso Piazza dei Miracoli che troviamo in una forma splendida e
scintillata dal contro sole. Numerose curiosità vengono elencate da Luciano,
mentre altri partecipanti integrano con pillole di singolarità storiche.
Battistero, Duomo e Torre campanaria vengono superati dal gruppo, leggermente
sfilacciato, che si ricompatta sulla salienza della Piazza dell'Arcivescovado.
Cediamo volentieri il passo alla marea turistica che sale da tutte le parti.
Superata Santa Caterina (fa sempre un grande effetto entrarvi e per alcuni
secondi non vedere nulla, fino a che gli occhi non si accordano con il quasi
buio che qui sembra regnare), arriviamo alla Abbazia sconsacrata di San Zeno,
dalla forma elegante e basica e dopo alcuni scatti, rapida inversione verso San
Francesco perché alle 11.30 parte la mini crociera. A San Francesco, fugace
visita al chiostro, dove fu seppellito da traditore il Conte Ugolino (lapide),
traslato in seguito nella cappella di famiglia, interna della chiesa. A Piazza
delle gondole Luciano ci ha spiegato la storia di questa importante arteria
idrica medioevale, mentre Marco, da appassionato ornitologo, ci ha racconta dei
martin pescatore, che vivono appartati tra i giunchi e gli anfratti del
bottaccio che circondano la piazza. Arriviamo in orario al molo di San Matteo,
da dove salpiamo in direzione controcorrente. Pisa vista dalla barca è
fantastica e l'Arno ci appare enorme. Il timoniere si rivela una guida
preparatissima ed il suo lento bordeggiare lungo gli argini ha come colonna
sonora, una dotta narrazione storica di quel che vediamo. Molti muggini saltano
davanti all'imbarcazione ed una fresca brezza ci fa sentire veramente bene. Poco
oltre la Chiesa di San Michele degli Scalzi, invertiamo la rotta, avendo la
visione impressionante del campanile, addirittura pendente più della Torre.
Percorriamo il tratto a ritroso entrando nel centro di Pisa godendo della
fantastica prospettiva che offrono i palazzi storici i quali, ci vengono fatti
conoscere dal nostro
timoniere/guida. Folate di gabbiani e piccioni si alzano improvvisamente in volo
facendo un gran rumore amplificato dall'alta arginatura. Al ponte dell'Aurelia,
facciamo nuovamente inversione bordeggiando la sinistra orografica dell'Arno
andando a conoscere tutti i palazzi e manufatti della sponda di mezzogiorno.
Interessantissima la vecchia chiusa dei navicelli, maestosa e corredata ai lati
dalle possenti dentature. Verso l'ora di pranzo approdiamo e salutiamo il
timoniere e gli addetti del molo (che funge anche da ristorantino) e ci
concediamo la visita della Sinagoga, oggi aperta per la giornata della cultura
ebraica. Tutti gli uomini senza cappello, indossano la Kippah diventando
personaggi quasi naif (zaino bastoncini e Kippah non si vedono tutti i giorni).
È ormai fame. Ci dirigiamo verso il Giardino Scotto per la pausa pranzo. Comodi,
seduti ed all'ombra, mangiamo
trovando il tempo per festeggiare il 50° di Guendalina e Giancarlo, con dolci e
le bottiglie di spumante. Intanto arrivano due sposi in livrea nuziale, seguiti
da tre affannati fotografi e vengono applauditi da tutto il gruppo. Usciti dallo
Scotto, oggi completamente restaurato, ci dirigiamo verso San Martino,
soffermandoci alla Chiesa omonima, raccontando di Santa Bona e di Kinzica. Dopo
“la pera”, il caffè ed una piccola sosta in piazza della Pera, entriamo nella
Chiesa Avventista di San Bernardo, per una visita.
https://www.youtube.com/watch?v=PyC2q0UEzN8
Ore 7.30, tutti a bordo..., partenza per Genova con il pullman guidato da Enrico, ormai nostro abituale accompagnatore. Usciti a Genova-Bolzaneto, percorriamo una valle tributaria della Val Polcevera per raggiungere Campi, borgata posta a 400 metri d'altezza. Scesi dal pullman, ci avviciniamo alla piccola stazione della ferrovia Genova-Casella da dove inizia il sentiero. Purtroppo la chiusura di questa linea da diversi mesi per frana e il conseguente non utilizzo, ha favorito la crescita in eccesso di rovi ed erbaccia, compreso un breve tratto di sentiero che dovevamo percorrere. Superiamo l'ostacolo utilizzando una stradina, fino alla Baita Diamante, da dove riprendiamo il sentiero. Subito salita..., seria. Qui viene pagato l'obolo più oneroso in termini di fatica, ma la vista dell'imponente Forte Diamante e del panorama che si apre sempre più, addolcisce lo sforzo. A causa evidentemente del clima un po' umido e appiccicoso siamo circondati da nuvole di moscerini che si insinuano dappertutto... Giro della fortezza, foto di rito..., poi giù verso la Forcella del Diamante, lungo le 14 risvolte del sentiero gradinato negli affioramenti rocciosi. Dopo una breve risalita per raggiungere la base del Forte Fratello Maggiore, del quale non c'è più traccia, deviazione verso il Forte Fratello Minore, dominante la Val Polcevera. Qui ci mescoliamo con altri escursionisti e ricompattare il gregge diventa un lavoro da cane pastore. Pausa pranzo sui prati di crinale, mentre dalla Val Bisagno, giunge il boato del goal del Genoa (partita delle 12.30 con il Milan). Dopo un breve tratto, viene raggiunto il forte Puin, abitato da un pittore genovese fino alla fine degli anni 70 ed ancora in buon stato di conservazione, purtroppo chiuso da un grosso cancello. Aggiriamo il Forte Sperone da lato settentrionale percorrendo le mura perimetrali e i bastioni, fino alla sella del Begato, dove le mura si aprono e, attraverso una cancellata, troviamo una stradina che ci riporta sul lato sud. Appena il bosco finisce, vediamo il Forte Sperone in tutta la sua completezza e la sua potenza architettonica. Siamo quasi al Righi e raggiunta Porta Chiappe ancora ben conservata dove, al posto di guardia, oggi c'è un piccolo ma affollatissimo bar, proseguiamo sfilacciati. La strada scende ancora e supera a destra il Forte Castellaccio, posto a cavaliere sul crinale della collina. La strada oltrepassa il vecchio varco del ponte levatoio ed arriva al Righi, qui troviamo una bella fontanella d'acqua fresca che viene presa d'assalto. Arriviamo alla stazione della funicolare dove troviamo la macchinetta dei biglietti fuori uso e dove contrattiamo con il capostazione come poter acquistare i ticket. Qualcuno intanto lo acquista tramite sms. La Funicolare è molto carina, scende ripida, e si ferma a tutte le piccole stazioni. L'ultimo tratto è in galleria e terminerà alla Zecca, siamo proprio nel cuore di Genova. Facciamo tutto in fretta, caffè, pipì, cambio maglietta e scarponi..., Enrico tra due minuti arriverà e il carico in pieno centro di persone e merci dovrà avvenire rapidamente. Tutto è andato bene e la fortuna ci ha assistito. Un saluto a tutti i 50 partecipanti. Il percorso non è stato molto lungo, circa 9,5 km, ma molto interessante e originale(P.M.)
FOTO
percorso
(visibile con Google Earth) video di Sergio C.
https://www.youtube.com/watch?v=ArMvOfpoxvw
11 OTTOBRE 2015
- AD OVEST DI BUONCONVENTO
Dopo un Sabato grigio e piovoso, si parlava di una bella
Domenica e il chiacchericcio meteorologico è diventato realtà. La mattinata si è
presentata radiosa, con i colori fulgidi che accendono l'entusiasmo e il buon
umore. Siamo in 16 e rapidamente ci coordiniamo per il viaggio. A Siena, forti
refole di grecale asciugano ogni cosa, ma guardando la campagna intorno alla
città, notiamo quanto qui, sia piovuto più che da noi. Sistemiamo le auto al
parcheggio della coop di Buonconvento dirigendoci verso le colline oltre
l'Ombrone, quelle situate appunto a Ovest di Buonconvento. Le colline intorno
sono fantastiche ed il sole accende l'armonia di una regione che sembra
concepita da un'artista rinascimentale. Raggiungiamo l'antica Grancia di San
Donato e visitiamo la parte signorile, apprezzando la ricercatezza dei
particolari, constatando purtroppo anche l'incuria. Una serie di cascinali
abbandonati ci accompagnano verso la Pieve di Piana, imponente nella sua mole e
ben visibile da lontano anche perché posta al sommo di una collina. Il
sacrestano ci fa visitare l'interno dove notiamo antichissimi affreschi, infatti
la Pieve risale a prima dell'anno 1000. L'interno del piccolo chiostro attiguo
alla Pieve è racchiuso da una foresteria, dalla canonica e da un'abitazione
adibita a residenza turistica. Il tratto verso il Torrente Stile, ci fa
incontrare il “mattaione”, fango colloidale che, accumulandosi nella suola delle
scarpe, fa crescere la persona di alcuni centimetri. Uno stradello sterrato ci
porta verso il Podere Ceppeta dove alcuni versi bestiali (un miscuglio tra il
ruggito e il nitrito) preannunciano un allevamento di maiali in batteria. Adesso
il sentiero diventa flebile traccia e per compiere un tragitto mirato vengono
sguinzagliati due “trapper” d'autore, Fabrizio e Spartaco. Le difficoltà vengono
superate senza l'ausilio tecnologico (satellitare e programmi cartografici su
smartphone), il quale resta marginale di fronte all'esperienza. Un vialino
sterrato contornato da un bellissimo doppio filare di cipressi, ci porta al
cancello del Castelnuovo Tancredi. Il cancello è aperto e sembra non esserci
nessuno. Quatti quatti entriamo, visitando questo stupendo castello, ricco di
particolari e arredi e fortunatamente molto ben curato. All'interno del
rimessaggio per cavalli, troviamo anche una vecchia balilla e notiamo anche
numerosi armenti da cavallerizzo. Un'inserviente dall'apparente origine
cingalese (?) viene verso di noi assumendo un'aria assente e trascendente che
resiste anche quando gli facciamo alcune domande. Lo salutiamo ma la sua aria
narcotica rimane. Nei pressi del castello troviamo la cantina (purtroppo chiusa)
e decidiamo di fare la pausa pranzo, stando seduti piacevolmente esposti al sole
d'Ottobre.
Certo..., non è veloce come un freccia rossa, ma ci avrebbe creato qualche
problema e noi di riflesso lo avremmo creato al treno. Saliamo verso il podere
Corticelle.., bellissimo e contornato da piante officinali mediterranee. Siamo
in vista del castello di Bibbiano. L'elegante maniero versa in cattive
condizioni, la manutenzione sembra assente, ma la rigorosa traccia medioevale,
traspare netta in tutta la sua forza, con l'accesso al ponte levatoio, il
fossato e la merlatura guelfa. Peccato.., un altro frammento di storia verrà
perso ancora. Villa la Torre è in manutenzione e non possiamo visitarla ma il
percorso qui subirà una trasformazione, in quanto il chilometro scarso che ci
dovrebbe portare verso il podere Le Vigne è veramente impraticabile, Il fango è
padrone incontrastato. Siamo costretti a variare l'ultimo segmento di percorso,
percorrendo la strada asfaltata che ci riporterà a Buonconvento. Non abbiamo
potuto visitare Villa Castelrosi, che abbiamo apprezzato da lontano, ma è stata
un'escursione veramente bella in una regione meravigliosa, che tutti noi amiamo.
24/25 OTTOBRE 2015 - TREQUANDA E CASTELMUZIO
Ancora
terra senese..., ancora una bella esperienza. Queste colline hanno qualcosa di
speciale, hanno un'anima antica, hanno i colori ed il calore umano semplice e
umile. Lo vedi nelle vecchie case, nei profili..., tra i filari. Si percepisce
l'origine contadina e avverti, piacevole, il ritorno alla nostra origine comune.
Ci ritroviamo tutti e venti i partecipanti, sabato nel primo pomeriggio, nel
piccolo e grazioso borgo di Castelmuzio, dove fervono i preparativi per la festa
dell'olio. Alcuni di noi hanno trovato posto nel piccolo albergo che sorge nel
centro del borgo, altri in un magnifico agriturismo vicino alla Pieve di Santo
Stefano a Cennano. Il Sabato sera trascorre piacevole e ci concediamo, presso le
varie bancarelle, assaggi di olio, bruschette, affettati ed altro. Notiamo i
vicoli ordinati e l'armonia di molti portali ma quello che ci ha interessato di
più è stata la piazzetta del belvedere, dove la vista si diffonde su tutta la
Toscana meridionale. Ci fa gli onori di casa anche il Sindaco di Trequanda, Sig.
Machetti con il quale facciamo l'aperitivo, chi con un fresco vino bianco, chi
con centrifuga di frutta e verdura. Ci saluta anche Don Sergio e questo bel
contesto ci mette ancor più di buon umore. Cena con abbondanza di cibo e
soprattutto di vino (!). La mattina siamo tutti pronti per la colazione, durante
la quale vengono distribuiti i panini ordinati la sera prima. Siamo pronti a
partire e tutto sembra essere dalla nostra parte. Abbiamo tutto, cartine,
satellitare, cellulari con cartografia e quanto serve a cercare il tragitto...,
e meno male, perché la sentieristica riportata sulle cartine, è in pratica
inesistente. Il percorso è piacevole, troviamo mele, noci, funghi, mancano solo
i segni bianco rossi.
Superato un profondo borro, risaliamo la costa collinare, raggiungendo Montisi,
altro bellissimo borgo. La parte centrale del borgo è un castello strutturato a
coclea, molto elegante e con rughe fiorite. Dopo un breve tratto asfaltato,
avvistiamo i possenti ruderi del castello di Montelifrè, che si elevano dal
bosco. Intorno ai ruderi sorge l’elegantissimo borgo del 1300, con stradine,
caseggiati, l'antico forno e la chiesetta, Qui il sentiero scompare del tutto e
decidiamo di raggiungere Trequanda per strada. Trequanda è il borgo più
importante della zona e presenta una grande rocca medioevale molto massiccia e
visibile da lontano. Sono le ore 13 e dopo aver visitato la bella parrocchiale
del 1300, decidiamo di pranzare su di un ampio terrazzo retrostante il comune,
dove troviamo anche delle comode sedie. Il sentiero adesso sale verso prati e
boschi, diventando ambiente quasi appenninico. I segnali continuano ad essere
assenti. Brevi saliscendi, ci portano sulla strada sterrata per Petroio e adesso
ogni piccolo dubbio d'orientamento sparisce. Raggiungiamo la Villa Salimbeni,
spettacolare nella sua grandezza e per la dislocazione delle sue numerose
strutture. I cancelli sono aperti e la visitiamo vedendo che alcune strutture
avrebbero bisogno di manutenzione, però lo scenario, ripeto è spettacolare. In
leggera e costante discesa, arriviamo a Petroio, altro elegante borgo dedito
alla produzione di terrecotte. Rapido giro del borgo, poi veloce rientro verso
Castelmuzio. Prima di prepararci alla partenza, approfittiamo per comprare
l’olio appena franto, porchetta, pecorino e vino, tanto per portare con noi, il
ricordo e i sapori di questo piacevole week-end in questa fantastica terra. Percorsi oltre 21 km. (P.M.)
8 NOVEMBRE
2015 - LA COLLINA DIMENTICATA (VOLTERRA)
La fitta nebbia, che da un paio di giorni staziona inesorabile sui nostri territori, ci ha fortunatamente abbandonato non appena siamo arrivati al luogo partenza, Prato d'Era e un bel sole fuori stagione ci ha accompagnati per tutto il giorno. Siamo in 41; abbiamo innanzi tutto effettuato una "digressione" dal percorso previsto per visitare una stretta vallata costeggiata da ripide balze sabbiose. Il piccolo corso d'acqua che la percorre veniva sfruttato in passato da 4 mulini, di cui oggi ben poco rimane; alcuni ristrutturati e divenuti eleganti abitazioni. Tornati al punto di partenza abbiamo iniziato la salita verso Volterra percorrendo in parte un'antica strada salaiola, utilizzata in passato per il trasporto del sale a Firenze. Intanto la nebbia ricopre ancore le vallate sottostanti regalandoci uno spettacolo veramente unico. Arriviamo poi al cimitero abbandonato di San Finocchi, nel quale venivano seppelliti i degenti dell’ospedale psichiatrico non reclamati dalla famiglia, i cosiddetti "senza nome". Infine, al termine della salita, ci appare il Convento di San Girolamo. Qui troviamo Nino, il custode, che molto gentilmente ci fa visitare il complesso e ci apre anche le 2 cappelle contenenti le pregevoli terrecotte di Giovanni della Robbia del 1501. Dopo il solito "pranzo" consumato nei giardini adiacenti all'ospedale (alcuni hanno pranzato alla mensa ospedaliera) abbiamo cercato di andare a visitare il complesso dell'ospedale psichiatrico. Purtroppo gli accessi sono stati chiusi e comunque, con un po' di difficoltà, siamo riusciti ad entrare e ad effettuare una breve visita esterna del complesso, ormai in grave degrado e abbandono. Abbiamo potuto anche ammirare quel che resta dei famosi "graffiti" del NOF4 (Nannetti Oreste Fernando), incisi nei lunghi anni di degenza. Il ritorno è stato fatto ripercorrendo quasi completamente la strada dell'andata. Era prevista una variante ma la realtà del territorio era in alcuni punti diversa dalle mappe in nostro possesso; inoltre vari "cancelli" (abusivi?) posti anche su stradelli di passaggio ci hanno impedito di transitare. Percorsi nel complesso circa 16 km.
FOTO
percorso
(visibile con Google Earth) video di Sergio C. :
https://www.youtube.com/watch?v=A4Jtnshu6LA
28 NOVEMBRE 015 - I COLLI
FIESOLANI
Per la
prima volta, per motivi organizzativi legati al cambiamento di data
dell'escursione in oggetto, l'uscita viene effettuata di Sabato. A Settignano ci
ritroviamo in 13 e parcheggiate le auto, prendiamo un bel caffè,
vista la fredda temperatura, al bar davanti la bella Chiesa del borgo
dedicata a Santa Maria Assunta. Intanto un bel sole insegue la brina che ancora
cova nelle rogge.
Superato il complesso della Madonna delle Grazie e l'elegante Villa Morghen,
prendiamo un viottolo che altro non
è che l'inizio del “sentiero degli scarpellini”. Tra ulivi ed eleganti muretti a
secco, raggiungiamo il grande casolare restaurato della Vennella che precede il
Podere Pieragnoli.
Superiamo un'antica fonte e prendiamo un breve tratto asfaltato che ci introduce
al sentiero lungo la valle del torrente Mensola. Un alto “barco” ci accompagna
sulla nostra sinistra fino al grande e vecchio cascinale chiamato “il
Mulinaccio”, oggi sede di una compagnia di arcieri. Superiamo Cave di Maiano ed
iniziamo la salita verso Monte Ceceri. Qui incontriamo numerose cave scoprendo
il lavoro secolare di generazioni di scarpellini. Tecchie, grotte e arroccamenti
dall'equilibrio adrenalinico hanno plasmato la pietra forte e la pietra serena,
regalando scorci grandiosi e trasmettendo allo stesso tempo la dimensione della
fatica e del rischio. Arriviamo in Piazza Mino da Fiesole giusto per l'ora di
pranzo e ci dirigiamo velocemente (la fame morde) al complesso del convento di
San Francesco, dove troviamo posto per una comoda pausa pranzo. Mentre mangiamo
abbiamo la vista completa di Firenze, anche se, foschia e cielo semicoperto,
rendono il contesto meno grandioso di quel che sappiamo e che riusciamo ad
immaginarci in condizioni meteo diverse.
L'interno del convento è interessante (celle, luoghi di meditazione e piccoli
chiostri) e molto ben tenuto dove il sobrio decoro, dà la dimensione precisa
dell'ordine francescano. Fa freddo, e con questa scusa ci fermiamo al primo bar,
rateizzando le consumazioni dato l'esiguo spazio offerto agli avventori. Caffè,
thè e rabarbaro caldo ci temprano ma ancor di più fa effetto la salita a
Sant'Apollinare, assai ripida, anche se ingentilita da muretti ordinati e belle
case. Adesso che ci siamo riscaldati, decidiamo di accelerare il passo. Si,
siamo in leggero ritardo, ma adesso ci attende la parte più facile ed in leggera
discesa. Illusione! Poco dopo La Querce, prima di un bellissimo cascinale,
troviamo un deviazione non preventivata, dovuta ad una recinzione di un
allevamento bovino. Tra l'altro, dopo il primo evidente segnavia e la nostra
poco attenzione, perdiamo la traccia che ritroviamo più avanti, appena superato
Le Caselle, altro bellissimo cascinale. Questa variante ci farà perdere più di
30 minuti di tempo, sia perché più lunga, sia perché salirà fin verso Castel di
Poggio, ben oltre la quota del percorso originale. Comunque, raggiunto
l'asfalto, ci fiondiamo verso il Castello di Vincigliata sfruttando “taglioni” e
fuori pista e raggiungiamo l'antiporta delle mura. Qui il guardiano ci permette
solamente di fare alcuni scatti dall'entrata principale in quanto di lì a breve
avrebbe avuto inizio una cerimonia. Intanto le ombre della sera regalano una
bellissima linea del cielo su tutta Firenze. Dalla Casa al Vento il sentiero
scende deciso, in parte su placche di
arenaria, in parte su sfasciume ed in poco tempo ci permette di raggiungere
Settignano e le auto. Percorsi ca. 15/16 km. (P.M.)
6 DICEMBRE 2015 - LA VALGRAZIOSA
SEGRETA (CALCI)
Cielo coperto e leggera foschia...., non proprio
entusiasmante. Ci consoliamo con il fatto che non piova e che anche questa volta
siamo in tanti. Gli amici di La Borra trekking incrementano le fila e
raggiungiamo un numero di 47 unità. Per la precisione saremmo stati in 50, ma
purtroppo abbiamo avuto 3 dispersi, ritrovati solamente a fine escursione che,
per un' incomprensione, avevano sbagliato il luogo di ritrovo deciso presso il
parcheggio della Certosa. Il sentiero si svolge su leggeri saliscendi in
ambiente dominato da ulivi e da antichi muretti a secco. A Caprile di sotto
troviamo il piccolo Oratorio della Madonna della Cava con l'entrata posta al
piano superiore per consentire l'accesso dalla villa padronale, situata dalla
parte opposta della strada, tramite un piccolo terrazzino. Più avanti, superiamo
la Chiesa di Sant'Andrea a Lama che precede un bellissimo tratto porticato dove
troviamo Angelo a fare gli onori di casa, dato che abita qui (Emilia invece era
già con noi fin dalla Certosa). Oltrepassato il “ponte dei morti” e fatta una
visita alla severa struttura del molino Gangalandi, iniziamo la salita per Par
di Rota, superando i resti delle mura del castello di Ripabrunoli e il Ponte
delle streghe. Poco dopo la Chiesa del Colle, giriamo sulla sinistra
attraversando una grande oliveta dove intercettiamo la stradina sterrata di Par
di rota. Qui i muretti a secco diventano un'opera ingegneristica, sia per
efficacia che per armonia, come del resto i due “acquidocci” che troviamo nei
pressi del Podere Bellosguardo che da secoli, svolgono il loro silenzioso lavoro
di canalizzazione delle acque meteoriche. Giunti alla chiesina di Bocio Delle
Sedie, decidiamo di pranzare comodamente seduti sul muretto a secco che orla la
strada della chiesa.
Intanto Giancarlo e Guendalina, nativi di questa zona, diventano i nostri
Ciceroni raccontandoci aneddoti, storie di ciò che fu e storie di personaggi,
arricchendo la parte storiografica del nostro percorso. Il sentiero
pianeggiante, adesso molto panoramico nonostante una cappa di caligine, dopo
aver girato il costone della Stipareccia, entra in una sughereta iniziando la
discesa verso la piana calcesana. Dopo un traverso tra rocce affioranti, due
alti muri a secco con il piano lastricato, annunciano l'inizio della “scala
santa dei Rosselmini”. Molto ripido e scivoloso, questa antico accesso alle
varie “chiudende”, non tiene conto della possibilità di addomesticare la
discesa, ma va giù dritto fino al piano per la linea di massima pendenza.
Raggiunta la Pieve, imbocchiamo la Vietta, direzione monte, superando la Filanda
Ruschi, la villa omonima e l'Aldio (antica gora con lavatoi). Dopo l' oratorio
di San Rocco, breve pausa caffè presso un circolino prospiciente il Ponte a
Parlamento. Dopo aver superato la bella villa Buonafalce Martini, riprendiamo un
tratto del sentiero percorso la mattina che in breve ci ha riportato al piazzale
della Certosa dove ci salutiamo scattando alcune foto. Percorso di circa 10,5
km(P.M.)
FOTO
percorso
(visualizzabile
con Google earth) video di
Sergio: https://www.youtube.com/watch?v=afpmyLrbor4
27 DICEMBRE 2015
- LA VIA DEI CAVALLEGGERI da Populonia a Salivoli e ritorno (fuori
programma)
Per smaltire i lauti pranzi natalizi ci è sembrato opportuno fare due passi (anche un po' di più....diciamo circa 13 km.) in questo piccolo angolo di paradiso di Toscana in cui eravamo già stati nel febbraio 2010. Ci ritroviamo in 21 al parcheggio del Colle del Reciso, nei pressi di Populonia. Arrivando da Baratti si tocca con mano il disastro provocato dalla "bomba" d'acqua dell'ottobre scorso. Fortunatamente il percorso che abbiamo effettuato non è stato danneggiato ed è perfettamente percorribile. Il cielo è, contrariamente alle aspettative, un po' velato ma va bene così, non si può pretendere troppo da un inverno che stenta a partire....il sole arriverà nel primo pomeriggio regalandoci degli scorci di costa stupendi. La sosta pranzo avviene, come la volta scorsa, nella spiaggia del Fosso alle Canne. Purtroppo la devastazione di cui sopra ha colpito fortemente questo luogo incantevole distruggendo le sculture in legno. Ma, davvero fortuna, abbiamo conosciuto Enrico detto "Robinson", proprio l'autore delle sculture. Abbiamo pranzato insieme e scoperto che Robinson ha girato il mondo(Cuba, Costarica, Thailandia, Nuova Zelanda ecc.) lasciando in ogni luogo un segno della sua maestrìa nello scolpire il legno. Un vero artista, forse sconosciuto, che per le sue opere all'estero non chiedeva un compenso, ma solo ospitalità. L'album fotografico che ci ha mostrato è veramente impressionante per la quantità e varietà di sculture da lui create. Un piccolo esempio è un San Francesco (vedere foto) in legno di ulivo che conserva nel "casottino" di sua proprietà prospiciente alla spiaggia. Dopo questo piacevole incontro abbiamo proseguito per Cala San Quirico e le Buche delle Fate, sempre bellissime soprattutto in inverno con i "tafoni" scolpiti dal mare e dal vento. Insomma una fine 2015 davvero piacevole...
A TUTTI GLI AMICI DEL TREKKING
BUONE FESTE